Il ruolo delle Città quali porte di ingresso per la partecipazione di cittadini e imprese, in un momento in cui serve il massimo coinvolgimento di tutti, sarà fondamentale nella fase di attuazione del PNRR e della visione strategica del futuro fondata sulla trasformazione digitale. Le realtà urbane, quelle più innovative ma anche quelle più indietro, vanno sostenute per sfruttare al massimo o riattivare le loro capacità di innovazione.
Misurare la capacità delle amministrazioni comunali di sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie e dai grandi progetti nazionali diviene cruciale per capire a che punto siamo sui percorsi avviati, cosa funziona e cosa va aggiustato, ed attivare di conseguenza politiche efficaci di trasformazione digitale.
È questo l’obiettivo della ricerca ICity Rank 2021 elaborata dal Forum PA sullo stato di avanzamento dei capoluoghi italiani nell’indice di trasformazione digitale rispetto ai parametri che lo compongono (servizi online, app municipali, piattaforme digital pa, social media pa, open data, trasparenza, wifi, IoT e tecnologie di rete).
ICity Rank misura la capacità di trasformazione digitale delle 107 città capoluogo, la capacità cioè di adattamento delle città italiane nel percorso di trasformazione verso la città 4.0: intelligente, digitale, inclusiva e sostenibile. La classifica è realizzata misurando 6 dimensioni della qualità urbana: solidità economica, mobilità sostenibile, tutela ambientale, qualità sociale, capacità di governo e trasformazione digitale.
Dal rapporto emerge che l’Italia delle Città Medie è pronta a fare il salto di qualità dal punto di vista tecnologico, ma emerge anche un divario netto tra le performance nel Sud e Centro-Nord che nel Sud si aggiunge a un divario accentuato tra grandi città e città medie.
Ben 5 Città Medie, Bergamo, Trento, Parma, Modena e Reggio Emilia si posizionano tra le prime dieci smart city italiane, con risultati paragonabili alle tre città metropolitane in testa alla classifica (Firenze, Milano e Bologna) in molti degli indicatori analizzati. Trento è prima in tutela ambientale e terza per solidità economica, Bergamo quarta per trasformazione digitale, Modena quarta per solidità economica e quarta, accanto a Bergamo, per la trasformazione digitale.
Molte altre Città Medie si trovano in graduatoria tra le “città digitali” (le prime 22 nella classifica). Quelle cioè che utilizzano in modo diffuso e costante le nuove tecnologie nelle attività amministrative, nell’erogazione dei servizi, nella raccolta ed elaborazione dei dati, nell’informazione, nella comunicazione e nella partecipazione.
Reggio Emilia, Pisa, Rimini, Brescia, Cremona, Prato, Bolzano e Verona si distinguono per il fatto di avere ottenuto buoni risultati e posizionamenti in tutti gli indici settoriali oggetto della ricerca. Ma è utile sottolineare che in alcuni ambiti è nelle città medie che si riscontrano alcuni risultati di eccellenza come il primo posto di Pisa nelle piattaforme abilitanti, di Cremona nei servizi online o di Bolzano nell’Internet of Things e tecnologie di rete, oltre alla prima posizione segnalata sopra di Trento per la sua equilibrata gestione complessiva dell’ambiente.
E ancora spiccano tra le prime 30 città, in ordine di apparizione: Pavia, Siena, Piacenza, Lecce, Vicenza, Padova e Ravenna. Queste alternando posizionamenti alti o bassi a seconda dei settori, ma nel complesso si mostrano “in evoluzione” nel percorso di trasformazione digitale e per questo è plausibile pensare che sia relativamente facile per queste città migliorare le performance.
Il rapporto ICity Rank mette anche in evidenza come rispetto alla crescita generale dei servizi digitali durante la pandemia, le Città Medie sono risultate performanti in particolare nell’accesso online ai servizi comunali e nell’offerta di app municipali di pubblica utilità (dove i settori più performanti sono stati la mobilità smart, cultura e turismo, rifiuti, sicurezza e app istituzionali), il Wi-fi pubblico e Internet of Things
Ma le Città Medie, si ritrovano anche in coda alla classifica. Sono una ventina di capoluoghi del Sud Italia in ritardo in quasi tutti gli indicatori. In ordine di apparizione: Caltanissetta, Potenza, Fermo, Teramo, Chieti, Catanzaro, Crotone, Benevento, Cosenza, Rieti, Trapani, Caserta, Nuoro, Foggia, Agrigento, Avellino, Carbonia, Isernia, Enna.
Il rapporto, inoltre, confrontando i dati con i risultati della ricerca precedente, constata che l’accelerazione digitale generata dalla pandemia nel 2020 ha portato a una polarizzazione: da una parte città che hanno continuato a sviluppare i processi di innovazione, dall’altra città che hanno rallentato. La pandemia, dunque, ha dato sì una spinta ma a chi aveva già in corso un processo di trasformazione digitale, mentre chi era più indietro ha subito piuttosto un arresto.
Le piccole città si confermano più indietro rispetto alle grandi realtà urbane, ma è nel mondo delle Città Medie che si riscontrano alcune eccellenze e alcuni risultati di spicco. Sono città che nel panorama italiano stanno assumendo sempre più un ruolo decisivo di protagoniste di processi di innovazione a 360 gradi, dove la trasformazione digitale va a braccetto con la sostenibilità e la sostenibilità coniuga sviluppo economico e qualità della vita delle persone.
D’altronde al paradigma delle smart city si affianca sempre più quello della smart land e sono proprio le città medie (prive delle spinte centripete e centrifughe che caratterizzano le grandi e le piccole città), quei nodi territoriali di una molteplicità di reti (di trasporto, telematiche, commerciali, di servizi e di funzioni), ad avere maggiore capacità di aggregare il territorio e di fornire servizi e visioni.