Il volume A Research Agenda for Small and Medium-Sized Towns, curato da Heike Mayer e Michela Lazzeroni (disponibile qui), raccoglie una serie di studi sulle città di piccole e medie dimensioni.
Annett Steinführer indaga le identità socio-spaziali delineando le tensioni tra identità urbane e rurali.
Evert Meijers e Martijn Burger presentano le realtà urbane piccole e medie come parte di reti più grandi e verificano se la vicinanza di aree metropolitane più grandi sia un beneficio o un ostacolo.
Christophe Demazière concentra il suo studio sui processi di urbanizzazione e suburbanizzazione e sulle loro implicazioni per le sulle città di piccole e medie dimensioni.
Partendo dall’esempio della Francia, Demazière illustra come le questioni relative allo sviluppo territoriale e alle città piccole e medie dovrebbero essere in prima linea della ricerca futura. Il suo contributo evidenzia anche il ruolo della politica nazionale che spesso dimentica i centri urbani più piccoli.
Michela Lazzeroni propone un’interessante disamina sul concetto di resilienza applicato alle città piccole e medie. Dopo aver fornito una definizione preliminare, approfondisce i fattori importanti per la resilienza, ovvero le capacità dinamiche, il contesto e le istituzioni.
Heike Mayer propone un approccio molto più sfumato per lo studio dell’innovazione e dell’imprenditorialità nelle città medie e piccole. L’attuale ricerca ha spesso una visione distorta di ciò che serva per diventare una città o un paese innovativo. Questo pregiudizio potrebbe essere evitato se i ricercatori considerassero la diversità di attori, la loro capacità, le loro connessioni e la loro capacità di sviluppare ogni tipo di innovazione.
David Bole ci aiuta a vedere l’industrialismo e le culture associate come un’opportunità e non come una barriera allo sviluppo futuro. Nel suo contributo propone di considerare l’industria nelle realtà urbane piccole e medie non solo come un contesto o uno sfondo, ma come una caratteristica che forma la comunità, la cultura.
Chiara Rabbiosi e Dimitri Ioannides esaminano il turismo culturale come volano di sviluppo per le città piccole e medie. Identificano a questo proposito una chiara lacuna: mentre ci sono molte ricerche che hanno esaminato il ruolo del turismo nelle regioni rurali e periferiche, la letteratura è carente per le città piccole e medie.
Koen Salemink sostiene che le politiche di sviluppo tecnologico potrebbero non essere appropriate per i centri più piccoli. Chiede che sia finanziato il lavoro degli studiosi con le comunità per discutere delle loro esigenze e dei loro desideri.
Timothy Beatley esplora il ruolo della natura nelle realtà urbane piccole e medie. Presenta alcuni esempi di città che realizzano progetti centrati sulla natura, finalizzati al raggiungimento della neutralità carbonica e alla conservazione della biodiversità.
David Kaufmann e Stefan Wittwer sostengono che le città piccole e medie possono perseguire diverse strategie nella definizione di politiche pubbliche. È necessario però ampliare il campo degli studi esaminando non solo il processo decisionale rispetto allo sviluppo economico e territoriale, ma anche le politiche relative a sostenibilità, giustizia sociale, cittadinanza, democrazia, ecc.
Arnault Morisson ci invita infine ad assumere la prospettiva degli “agenti del cambiamento”, che assumono ruoli diversi in fasi diverse.